25 anni fa, in via D’Amelio a Palermo, si consumava uno dei più sanguinosi attacchi allo Stato da parte della mafia, con l’uccisione di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta, pochi giorni dopo l’efferata uccisione di Giovanni Falcone, della moglie e di altri agenti sacrificati per la loro sicurezza.
Negli anni successivi la reazione dello Stato è divenuta incessante, culminata con l’arresto di Bernardo Provenzano dopo oltre quarantanni di latitanza.
La mafia è disarticolata? no, non credo proprio; sono cambiati i metodi, l’infiltrazione non è più violenta come negli anni passati, l’evoluzione ha portato questa associazione criminale ad affinare l’opera di inquinamento del tessuto politico ed economico dello Stato, inducendola sempre più a ricorrere alla corruzione.
Neanche Alessandria sembra esente da questi fenomeni, se è vera – ed occorrerà attendere le sentenze – la bufera che sta travolgendo una delle più grosse partecipate del Comune. Ma non è questo l’argomento di oggi: preme invece sottolineare che, a tutti i livelli, dai Ministeri al più piccolo dei Comuni, ognuno deve fare la sua parte e porre la massima attenzione in tutti gli atti amministrativi formati; ogni occasione è buona, per le organizzazioni criminali, per cercare di trarre profitti illeciti.
A noi cittadini il compito di vigilanza e di segnalazione, agli amministratori il compito di reggere le sorti della Città con attenzione ed onestà.
Perché il sacrificio di Paolo Borsellino non sia vano, abbiamo il dovere di scendere in campo e combattere, ognuno con gli strumenti che ha a disposizione.