In queste ore il dibattito sul disegno di legge in discussione in Parlamento sta sollevando polemiche ed accuse a non finire, prima fra tutte quella di razzismo da parte di quello schieramento politico che si oppone alla concessione della cittadinanza italiana tout court.
Senza entrare nel merito del dibattito a livello nazionale, non possiamo esimerci dal ragionare sugli effetti che tale concessione produrrebbe a livello locale e dunque avventurarci, ancora una volta, sul tema dell’immigrazione.
Le cifre degli sbarchi sino ad ora avvenuti sono allarmanti, ancor di più lo sono le previsioni di ciò che potrebbe avvenire quest’estate, con il mare calmo e la temperatura mite che incentiveranno la migrazione incontrollata.
E’ necessario distinguere tra il profugo, colui che fugge da un Paese in guerra e che deve essere aiutato a sopravvivere, per poi tornare in patria appena possibile, ed il migrante economico, che fugge da una situazione di povertà e si avventura in Europa nella speranza di migliorare le proprie condizioni, che dev’essere riportato a casa, purtroppo per lui, atteso che il nostro Paese, allo stato attuale, non è in grado neanche di provvedere ai propri, di poveri.
Se di aiuti si vuole parlare, questi ultimi debbono essere aiutati a casa loro, con interventi ed investimenti comunitari al fine di sviluppare situazioni commerciali e professionali che possano far progredire quei paesi.
Ciò che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi è una politica di immigrazione incontrollata, che sbarca nei nostri paesi frotte di migranti che finiscono ad elemosinare agli angoli delle strade se non diventano preda della piccola criminalità: ma che fine hanno fatto gli impegni delle strutture che li ospitano, e che percepiscono fior di quattrini, che dovrebbero provvedere a corsi, lezioni ed inserimenti vari? E che controlli si fanno nel merito dei servizi elargiti e profumatamente pagati?
La cittadinanza Italiana dev’essere il culmine di un processo di integrazione che prevede il rispetto delle norme, degli usi e dei costumi del nostro Paese, non un pezzo di carta consegnato in maniera indiscriminata con l’unico scopo di sottrarsi ad un futuro provvedimento di rimpatrio nel paese d’origine.
E’ bene che i nostri rappresentanti ragionino in maniera approfondita sul rischio che provvedimenti a pioggia determinino un caos peggiore di quello in cui viviamo oggi.
Se vogliamo regole certe e chiare che salvaguardino la nostra identità senza dimenticare i doveri di accoglienza e soccorso a chi è in condizione di bisogno, abbiamo una possibilità: domenica 25 giugno 2017 lasciamo a casa lo zaino dell’indifferenza e della rassegnazione, rechiamoci al seggio elettorale e diamo la nostra preferenza a chi garantirà di ottenere, per la nostra Città, rispetto ed ordine.